2010
Nov 
7

Fermo o sparo!!

Filed under: General — Comitato Antirazzista Milanese @ 4:56 am  

Attorno alle 5.30, di questa mattina, sei spari rompono il silenzio di via gola e uno dei proiettili esplosi ferisce gravemente un ragazzo di 22 anni.

È sufficiente non fermarsi,volutamente o per svista ad un posto di blocco, per venir crivellati di colpi dal solerte intervento della Polizia di Stato.

Le trombe di guerra della stampa meneghina irrompono, un po’ come ogni giorno, raccontando scenari di fughe, tentati investimenti d’agenti in mezzo alla strada ed altre roboanti fantasie…

Falsità giornalistiche, accusano Lacine d’aver rubato un auto e di aver travolto un posto di blocco, affermano che i proiettili esplosi dallo sbirro fossero rivolti alle gomme dell’auto…sorge spontanea una domanda: come è possibile allora che gli abbiano trapassato il torace da parte a parte!?

Preferiamo raccontare la NOSTRA VERITA’, non in quanto racconto di parte ma come uno dei tanti modi con cui rompere il muro di falsità che ancora una volta vediamo ergersi a difesa delle “forze dell’ordine” e del loro agire come forza d’occupazione militare.

Vogliamo mettervi di fronte alla realtà di ogni giorno, vogliamo mostrare, ancora una volta, il vero volto della Polizia: da ormai molto tempo le strade di questa città vedono un susseguirsi di rastrellamenti, check-point o veri e propri pogrom nei confronti degli immigrati.

Non ci interessa continuare a parlare della sequela di menzogne che avvolgono questo tentativo d’omicidio,come tanti altri, non c’interessa la parte delle vittime o di chi denuncia soprusi, è più importante mostrare la cruda verità: potrebbe succedere anche a te…

Le compagne e i compagni di Lacine

2010
Nov 
6

Immigrati sulla torre: appuntamento domani in Imbonati alle15

Filed under: General — Comitato Antirazzista Milanese @ 3:20 am  
La lotta degli immigrati contro la sanatoria-truffa si estende.
Dopo Brescia anche a Milano un gruppo di immigrati sans-papiers si è arrampicato su una torre
(via Imbonati 47 - zona Maciachini)per dare forza ad una vertenza che può e deve assumere
una dimesione nazionale

Anche se si tratta di rivendicazioni che si collocano su un terreno democratico, queste vanno
nella direzione di una lotta più generale contro le leggi razziali e il sistema economico
che le produce.
E nel momento in cui gli immigrati cercano di resistere alle torture dentro i CIE, alle
persecuzioni anti-zingare nelle baraccopoli di periferia, allo schiavismo sui luoghi di lavoro,
al coprifuoco, ai rastrellamenti e agli sfratti nei quartieri, è importante che si aprano
nuovi fronti di lotta reali, che coinvolgono potenzialmente diverse centinaia di migliaia di proletari.

Per questi motivi diamo appuuntamento a tutti per domani pomeriggio,6 novembre, alle 15 sotto la Torre,
in concomitanza e in solidarietà con la manifestazione di Brescia

                                                     Comitato Antirazzista Milanese – 6 novembre 2010
2010
Oct 
19

E’ cominciata la lotta alla Billa

Filed under: General — Tag: , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 2:51 am  

In sintesi per chi non ha potuto esserci questa mattina.

– ore 5,30: una cinquantina di persone si muovono dalla stazione di Villamaggiore per andare davanti agli adiacenti cancelli del polo logistico dentro il quale hanno sede i magazzini BILLA (ex-Standa), appaltati alla cooperativa C.L.O. (Cooperativa Lavoratori Ortomercato che, con oltre 2000 dipendenti, é la stessa che gestisce una buona fetta dell’ortomercato milanese di via Lombroso).

– In totale hanno partecipato al picchetto quasi un centinaio di persone così suddivise: 30 operai della C.L.O, 20 operai di altre cooperative, 50 militanti esterni  (tra S.I. Cobas, Vittoria e “area comitato”)

– Dalle 5,30 alle 9,00 sono stati bloccati i due cancellim sia quello dei camion in uscita (diversi autisti si sono mostrati piuttosto solidali) che, soprattutto, quello dei mezzi in entrata (una trentina con una coda di circa un km)

– I capi della cooperativa, come contromossa, hanno prima cercato di accumulare forza tra gli operai “intenzionati” (cioè non del tutto spontaneamente) a entrare, poi hanno deciso di deviare i camion in coda verso alcuni siti limitrofi per evitare danni ulteriori

– Verso le 9,30, a fronte di una presenza assai scarna di forze dell’ordine (due macchine dei carabinieri), sono sopraggiunti diversi caporali agguerriti provenienti da altre sedi operative della C.L.O., oltre ad alcuni responsabili della stessa cooperativa. Prima dell’arrivo in forze di Digos, celerini e altri carabinieri, i caporali sono riusciti a provocare il picchetto. Ne sono conseguiti tafferugli utili ad una ventina di  crumiri per infilarsi nelle maglie aperte del picchetto, spinti all’interno dai loro capi-squadra

– Alle 10,30 si è quindi svolta un’assemblea conclusiva, con l’intervento di diversi operai, in cui sono stati sottolineati i seguenti punti essenziali
* La lotta ha obiettivi economici (contro il cottimo, il declassamento di livelli e il furto dell’indennità mensa) e sindacali (contro il potere burocratico e corrotto dei confederali, per               un “sindacato operaio”)
* Oltre a questi sacrosanti obiettivi si tratta di praticare una lotta per la difesa della dignità operaia, cioè per la sconfitta di un sitema neo-schiavista intollerabile
* A due anni di distanza dagli scioperi spontanei del 2007 (cui fece seguito la repressione aziendale concordata coi confederali  con licenziamenti, trasferimenti e Cassa Integrazione si è fatto oggi un passo avanti per ricostruire l’unità necessaria a proseguire ed estendere l’unità dal basso

Durante l’assemblea stessa è stato lanciato l’appuntamento di sciopero del 29 ottobre (riunione “cittadina” a tal proposito prevista per giovedì nel tardo pomeriggio) e ci si è inoltre accordati per un rapido tam-tam di fronte ad eventuali azioni di ritorsione nei confronti degli scioperanti

– Gli operai in sciopero hanno deciso infine di non rientrare al lavoro dopo la rimozione del picchetto e di restare davanti alla fabbrica ad attendere gli operai dei turni successivi (2° turno con inzio alle 13 e 3° turno con inizio alle 19) per verificare le possibiltà di estenderlo ulteriormente e cioè di perseguire uno degli obiettivi fondametnali della giornata

Considerazioni e valutazioni uleriori verranno eventualmente sviluppate nelle prossime riunioni ma, in sintesi, si può dire che gli obiettivi basilari della giornata siano stati raggiunti

Comitato Antirazzista Milanese – 18 ottobre 2010

2010
Oct 
11

7 ottobre: Report dal tribunale

Filed under: General — Tag: , , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 12:44 am  

Riportiamo un breve resoconto della giornata del 7 ottobre, caratterizzata da due iniziative in Tribunale a sostegno di Zavoian, del campo di via triboniano e degli operai licenziati della cooperativa “Papavero”

1) Il caso Zavoian

Zavoian fu arrestato durante le barricate del 20 maggio con la (solita) accusa di Resistenza e oltraggio. Nello specifico, secondo la versione della polizia, Zavoian (60 anni, 1,60m di altezza per 48 Kg. di peso),avrebbe aggredito e procurato lesioni guaribili in 7 giorni a due carabinieri in assetto antisommossa. In realtà a finire in ospedale con ossa rotte, trauma cranico, ferite e contusioni varie era stato proprio Zavoian che venne atterrato dalle forze dell’ordine che avevano dato l’assalto al campo, e quindi picchiato a dovere.
Già nell’udienza per direttissima, che si svolse in ospedale, il giudice decise la liberazione di Zavoian, pur mantenendo la misura cautelare dell’obbligo di firma una volta alla settimana
In questa udienza, non a caso inserita in un elenco di altre 30 udienze con il meesimo giudice, era inevitabile un rinvio trattandosi di un rito ordinario (a nulla erano valsi i tentativi precedenti del pm di ottenere un patteggiamento) e quindi di una sostanziale impossibilità a svolgerlo nella mnattinata stessa.
Il fatto che si sia trattato di una scelta non casuale, (almeno questa è l’opinione dei presenti) è dettata dal fatto che si era di fronte ad un processo in cui l’imputato ha deciso di difendersi (rifiuto del patteggiamento, produzione di referti medici e di testimoni a proprio favore) e che si colloca in un momento molto delicato per il futuro del campo di via Triboniano, sottoposto ad un attacco politico frontale che però presenta molte lacune e contraddizioni all’interno delle quali la soluzione violenta dello sgombero appare irta di difficoltà per le varie istituzioni impegnate in questo tentativo di soluzione finale.
Fatto sta che tutto è stato rimandato al 25 febbraio 2011, che è stata revocata la misura cautelare dell’obbligo di firma e che sono stati acquisiti i referti medici che sembrano dimostrare che la versione della polizia (secondo la quale Zavoian si sarebbe procurato lesioni di quell’entità scivolando a terra  nell’atto dell’aggressione) sia come minimo discutibile.

2) La vertenza degli operai della “Papavero”

La prima udienza si è svolta davanti al giudice Attanaso alla presenza dei dirigenti della Cooperativa, degli operai e del sindacato. Angelucci si è opposto sia alla presenza del sindacato, sia alla scelta della sede (Milano), sia al procedimento di urgenza.
Ricordiamo che si trattava di una causa per discriminazione (tutti gli operai licenziati erano iscritti prima allo SLAI, poi S.I. Cobas ed erano stati promotori degli scioperi di febbraio-marzo) e che parallelamente si svolgerà un’altra causa, presso il tribunale di Firenze, per contestare nel merito gli addebiti che vengono mossi agli operai (sciopero non autorizzato e lesione dell’immagine aziendale); un tentativo sperimentale, a detta dell’avvocato Giovannelli, che potrebbe produrre la decisione di un loro reintegro fino allo svolgimento della causa di Firenze e che avrà senz’altro tempi piuttosto lunghi.
In sintesi le contestazioni della papavero non sono state accolte ed è stata fissata una nuova udienza per venerdì 15 ottobre alle ore 12 che potrebbe addirittura concludere questo procedimento, nel caso il giudice decidesse di non ascoltare i testimoni e di esaminare solamente gli atti in suo possesso
Concludiamo dicendo che un ottantina di persone hanno presidiato il tribunale in solidarietà coi licenziati e che si stanno rpeparando nuove inizaitive di lotta in altre cooperative presenti anch’essi in questa giornata di mobilitazione, a dimostrazione che il processo di autorganizzazione, unica vera possibilità reale di avanzare, sta continuando ad allargarsi

Comitato Antirazzista Milanese – 8 ottobre 2010

2010
Oct 
6

7 ottobre: 2 iniziative immancabili

Filed under: General — Tag: , , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 9:32 am  

Il “caso” ha deciso che il 7 ottobre si accavallino due udienze.
Entrambe irrinunciabili perchè riguardano da vicino due fronti di lotta fondamentali: i rom e le cooperative

Il primo appuntamento è per giovedì mattina alle 9,30 al Palazzo di Giustizia, dove si terrà il processo contro Zavoian, un anziano abitante del campo di Triboniano, accusato di aver pestato, due o tre sbirri durante gli scontri del 19 maggio, quando i rom barricarono la via in seguito al blocco operato dalla polizia per impedire loro di manifestare sotto palazzo Marino a sostegno della propria piattaforma rivendicativa
La nostra presenza, anche come testimoni dei fatti, prescinde dall’andamento specifico degli avvenimenti, ma non si può fare a meno di intervenire nel merito degli avvenimenti e dei contenuti delle denuncia con cui  le forze dell’ordine stanno cercando di incastrare Zavoian.
Come molti sapranno in quell’occasione la polizia forzo il blocco stradale travolgendolo con i propri blindati, lanciando lacrimogeni e poi entrando manganelli e scudi alla mano all’interno dei campi per una vera e propria caccia all’uomo. Sfortunatamente per loro la resistenza dei rom si è manifestata anche all’interno del campo ed è allora che gli sbirri, con il coraggio che da sempre li contraddistingue non hanno saputo far di meglio che accanirsi con un anziano che non è riuscito ad arretrare tempestivamente insieme agli altri. Ma il referto medico in possesso di Zavoian parla chiaro : fratture multiple, incompatibili con la versione sbirresca che parla di “aggressione del rom e di lesioni da lui subite in seguito ad una caduta” (senza spiegare come unb uomo di 48 KG avrebbe potuto aggredire e picchiare energumeni palestrati in assetto anti-sommossa). Come sempre è politicamente secondaria (ma non per questo ininfluente) la ricostruzione tecnica dei fatti; è importante invece che, alla vigilia di uno sgombero preannunciato entro fine ottobre (ma la cui realizzazione è resa alquanto incasinata dai dissidi interni alle varie istituzioni), la difesa politica delle barricate di autodifesa di maggio è un tutt’uno con la prospettiva di una ferma opposizione agli intenti anti-zingari di stampo italiota di fronte ai quali le misure razziste di Sarkozy appaiono addirittura morbide e benevolenti.


Il secondo appuntamento riguarda invece gli operai della cooperativa “Papavero” licenziati ad agosto tramite un’azione di rappresaglia politica per tagliare la testa all’autorganizzazione interna allo stabilimento GLS di Cerro al Lambro che aveva prodotto forti ondate di sciopero nel mese di febbraio, facendo da eco alle lotte di Origgio e Turate prima e di Brembio poi.

A sostegno degli operai licenziati si è aperta una campagna di solidarietà militante sia di carattere economico (una raccolta fondi che è giunta a circa 5000€ attraverso iniziative sparse in tutto il territorio milanese e non solo) che politico puntando alla mobilitazione a fianco degli operai licenziati e per estendere la lotta in altre cooperative del territorio.

Giovedì pomeriggio alle 17,30, in via Pace a Milano (sul retro dello stesso Palazzo di giustizia) si terrà la prima udienza relativa alla causa intentata dagli operai licenziati; in particolare il giudice è chiamato a pronunciarsi sull’esistenza o meno di una discriminazione nell’attuazione dei licenziamenti. Da notare che tutti i licenziati appartengono al S.I. Cobas e che su di loro sono state fatte molteplici pressioni affinchè rientrassero nell’alveo dei sindacati confederali e che i licenziamenti sono avvenuti oltre sei mesi dopo gli episodi che sono stati loro contestati (sciopero non autorizzato e lesione dell’immagine aziendale a causa delle varie interviste da loro rilasciate)

Per quanto non siamo sostenitori di alcuna forma di giustizialismo nè riponiamo alcuna fiducia nell possibilità che la magistratura possa difendere i diritti proletari, così come  nel recente passato in occasione dei processi ai ribelli di Corelli, riteniamo che anche il Tribunale sia un terreno di scontro di classe e che quindi una presenza politica sia doverosa oltre che possibilmente utile

Ribadiamo gli appuntamenti

Ore 9,30 C.so di Porta Vittoria per il processo a Zavoian

Ore 17,30 via Pace per l’udienza dei licenziati della “Papavero”

2010
Oct 
3

Report di attività

Filed under: General — Tag: , , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 2:40 pm  

1) Fermato lo sfratto di Hafida in via Cavezzali. Ma altri se ne profilano all’orizzonte: la battaglia continua!

Si era ormai giunti al quarto tentativo di cacciare la famiglia di Hafida, donna marocchina precaria, con marito disoccupato e due figli che vanno al nido. 4 persone in un appartamento di 20 mq per i quali bisaognerebbe pagare oltre 600€ mensili. Lo scenario è quello di un palazzo di 8 piani, con 176 appartamenti, nato come residence oltre 30 anni fa e successivamente trasformato in un alveare di mini-appartamenti ognuno dei quali “regolarmente” affittato in nero, con servizi sono pressochè totalmente assenti, (ascensore compreso); alle spalle l’omicidio di Abdel nel 2006 da parte di una guardia giurata incaricata di riscuotere il pizzo per conto della Vanzoni ed Ambrosiana Immobiliare, protagoniste di una losca vicenda di palazzinari che continua a tutt’oggi
Ma anche stavolta hafida non era sola. Alcune famiglie del palazzo che hanno deciso di schierarsi, alcuni abitanti del quartiere (ormai ci si conosce), alcuni rom provenienti dalla casa recentemente occupata in via Sangallo; in tutto una ventina quelli che hanno raccolto l’appello del comitato antirazzista ed hanno presidiato l’appartamento fin dalle 8,30.
Sufficienti a contrastare le bellicose intenzioni del proprietario (tal Bortot) e così ben presto i poliziotti, la Digos, l’ufficiale giudiziario e il medico legale si sono resi conto di avere in mano una bella patata bollente; tutti consapevoli della situazione losca che stavano difendendo con quello sfratto e della polveriera rappresentata da quel palazzone in cui vivono oltre 300 persone.
La messinscena dell’intervento nella casa di Hafida non può essere evitata ma alla fine nulla da fare: il rischio di uno scontro è troppo alto e il bottino troppo miserevole per lorsignori; il rischio é q    uello di dover caricare le famiglie presenti, senza certezza di poter passare; il bottino massimo é quello di spedire una famiglia proletaria in mezzo alla strada premiando l’ingordigia del palazzinaro.
Dopo un paio d’ore di scontata tiritera lo sfratto viene così rinviato al 17 gennaio del prossimo anno e tutti (tranne Bortot, ovviamente) ne escono soddisfatti.
Ma prima di allora c’è un altro appuntamento importante gia fissato per il 24 novembre. Accenniamo qui brevemente al succo delle questioni che attraverseranno quella giornata: dev’essere espulsa una famiglia che al momento in cui è stato emesso lo sfratto (settembre 2009) stava pagando regolarmente l’affitto, addirittura attraverso una trattenuta direttamente in busta paga; Già! Bortot è palazzinaro e schiavista allo stesso tempo. Che ne dite? Noi diciamo che  respingeremo lo sfratto di Patricia e che…ci sarà da divertirsi

2) Triboniano: verso la soluzione finale della questione rom

Nelle ultime settimane le sorti del campo rom più grande della città è stato oggetto di vertici politici e articoli sul giornale. A scatenarle la previedibile campagna politica delle forze del centro-destra che hanno urlato allo scandalo per l’assegnazione a 25 famiglie rom di altrettante case ex-Aler, non assegnabili ad altri perchè inagibili
La linea governativa a tal proposito è ben sintetizzata da Maroni: “nessuna casa popolare ai rom, demolizione del campo entro fine ottobre, soluzioni da rintracciare nel privato per le famiglie che lo meritano, rimpatrio forzato per tutti gli altri“. Per contro Don Colmegna che si vede mandare in vacca tutti i suoi tentativi di vantaggiosa (per lui) mediazione, arriva addirittura a dichiarare che se non si troverà una soluzione positiva fermerà lui stesso le ruspe per….impedire che si crei terreno favorevole agli agitatori del conflitto e ai violenti (che saremmo noi). In mezzo il Prefetto e un pezzo del Pdl che non sanno come fare marcia indietro, visto che 11 appartamenti sono già stati assegnati e che sono già iniziati i lavori per la loro ristrutturazione.
Sullo sfondo di questa vicenda milanese c’è un pesante scenario internazionale dominato dall’operazione propagandistica di Sarkozy e da un business di diversi milioni stanziati dalle istituzioni europee che si affiancano a quelli di Expo 2015 per la cui realizzazione sarebbe necessario far sparire il campo e lasciar spazio ad una impossibile bretella stradale (per realizzare la strada raderanno al suolo anche il Cimitero adiacente o distruggeranno la ferrovia Torino-Milano? Si aprono le scommesse fra i giornalisti)
I rom intanto, dopo gli sbandamenti estivi, parzialmernte illusi di poter trovare finalmente casa, o di ricevere un congruo indennizzo per lo sfratto, hanno fatto i loro conti e hanno disertato il piano di auto-evacuazione proposto e gestito dall’accoppiata  Mojoli-Don Colmegna
Riferiremo dettagliatamente dei passaggi assembleari che si succederanno settimanalmente non appena terminato il periodo di lutto che ha fatto seguito alla scomparsa di Zobar (lutto che ha colpito non solo la sua famiglia ma anche tutti coloro che, come noi, se lo ricordano sorridente e pronto a combattere sulle barricate di maggio.
Una cosa è certa: fine ottobre (come vuole la Lega Nord) o più in là (come probabilmente si auspicano in tanti, anche nella maggioranza) il tentativo di sgombero di Triboniano pare lo sbocco inevitabile della poltica razzista e xenofoba che continua ad inseguire i rom. E con esso si rendono inveitabili le lotte e le barricate che lo fronteggeranno. Prepariamoci come si deve!

3) Cooperative: avanza la lotta dei nuovi schiavi

La campagna politica di solidarietà con gli operai della “Papavero” licenziati a Cerro al Lambro prosegue. Da una parte sono stati raccolti finora 3600€ attraverso varie iniziative che proseguono nel milanese e non solo. Dall’altra è stata fissata una prima udienza per il 7 ottobre, in cui i lavoratori, afrfiliati al S.I. Cobas, contestano la pratica discriminatoria utilizzata contro i licenziati. L’udienza si svolgerà alle 17,30 in via Pace a Milano ed è stato conseguentemente indetto un presidio cui farà seguito, se ce ne saranno le forze, un corteo in centro
Rimandiamo ad altra sede la necessità di inquadrare quesata battaglia in senso più generale (così come è emerso anche dall’incontro di martedì con l’avvocato Giovannelli) e senza sostiuirci ad istanze unitarie che stanno cercando di coordinare gli sforzi per dare più linfa a questa lotta, segnaliamo che stanno aumentando le situaziuoni disposte a scendere in campo per nuvoe lotte e vertenze in siti della logistica lombarda e quindi la possibilità di considerare la data del 29 ottobre (data prevista per un possibile sciopero nazionale degli immigrati) come possibilità di raccordare queste diverse esperienze di autorganizzazione dal basso e contribuire così al loro rafforzamento politico

4) Corelli: Vittorio Addesso rinviato a giudizio

E’ freschissima la notizia che Vittorio Addesso, l’Ispettore capo di Corelli denunciato da Joy per tentata violenza sessuale, è stato rinviato a giudizio. La nostra sfiducia nella giustizia borghese e la repuslione per le galere non ci spinge ad esultare per il fatto in sè, nè a fare apertamente il tifo per qualche possibile esito giuridico-penale. Ci interessa invece rimarcare che uno dei tanti soprusi perpetuati all’interno di questi lager, è diventato finalmente oggetto di dominio pubblico, premiando il coraggio di Joy ed Hellen e anche gli sforzi di chi, come noi, è proteso incessantemente a cercare di rompere l’isolamento dei detenuti e a sostenerne le rivolte, nella prospettiva chiara ed inequivocabile della distruzione definitiva di quell’aberrazione sociale e morale rappresentata dai CIE.
Per questo non possiamo certo accontentarci che a finire sotto giudizio ci sia un semplice rappresentante di quei poteri che hanno creato il terreno nel quale i soprusi si riproducono incessantemente. Sono questi poteri che vogliamo finiscano sul banco degli imputati, senza che nessun gudice possa intervenire a salvarli.
Per intanto ci prepariamo ad assitere all’udienza preliminare; il fatto che tutti i media abbiano ripreso la notizia, arrivando addirittura a restituire dignità al famigerato stricione (“La polizia nei CIE stupra”) che scatenò le cariche di Cadorna è indicatore che l’udienza preliminare contro Vittorio Addesso riceverà senz’altro una particolare attenzione mediatica; per noi sarà senz’altro occasione per dimostrare che il caso di Joy non è certo l’unico e che quanto detto sopra corrisponde al vero

Comitato Antirazzista Milanese – 30 settembre 2010

Presidio anti-sfratto in via Cavezzali 11‏

Filed under: banlieue,General — Tag: , , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 2:38 pm  

Giovedì 30 settembre, ore 8,30

Presidio anti-sfratto in via Cavezzali 11


Diamo continuità alla lotta contro gli sfratti in via Cavezzali (zona via padova) con questa iniziativa che fa seguito alle iniziative di luglio e di inizio settembre.
Nel caso in questione si tratta (nuovamente) di Hafida e della sua famiglia, con due figli che vanno al nido e alla materna di zona, di provenienza marocchina.

Il fatto che sia in cura e sottoposta ad accertamenti clinici-strumentali è “solamente” un qualcosa in più che però, legalmente, non avrebbe un gran peso se non ci fosse la volontà di fermare questo ennesimo sopruso effettuato in nome degli interessi dei palazzinari, in questo caso organizzati attraverso la Vanzoni e l’Ambrosiana Immobiliari.
Poco conta per la legge che i suddetti proprietari (rappresentati dal sig. Bortot) abbiano subito recenti condanne per truffa e che molti dei 176 appartamenti del palazzo siano stati pignorati dalle banche; poco conta che la grande maggioranza dei contratti siano in nero e ancor meno che una parte degli inquilini lavora, sempre in nero,  per conto di aziende che fanno capo al Bortot di cui sopra; ugualmente non conta il fatto che molti di questi appartamenti siano stati posti sotto pignoramento per non aver versato i relativi mutui alle banche che li avevano concessi e che, esattamente  5 anni fa, le guardie private incaricate di riscuotere gli affitti avevano assassinato un ragazzo marocchino che si era opposto ad un simile pizzo preteso sempre dagli stessi proprietari di oggi.

Meno di niente, sempre dal punto di vista della legge conta il fatto che si sta parlando di 600€ mensili per 20 metri quadrati e cioè di una rapina legalizzata; lo spettacolo deve andare avanti, lo scempio dev’essre compiuto, il  dio della proprietà deve divorare le sue vittime e  i loro servi….non sono pagati per pensare,  dall’ufficiale giudiziario al medico legale, dal dirigentre della questura al suo ignavo e codardo soldato

Quindi? Nulla da fare di fronte codesto schieramento e alla loro corazza politico-legale-militare?
No! Fortunatamente non è affatto detto che sia così e in parte (affatto secondaria) dipende da noi, dalla nostra volontà di mobilitazione, dalla nostra capacità di trasformare la dovuta solidarietà (che è una premessa imprescindibile) in azione politica che può favorire l’autorganizzazione degli abitanti del palazzo affinchè si mobilitino (oggi) con Hafida e domani (26 novembre) con Patricia.

Le discussioni e le disponibilità raccolte nel passaggio di oggi sono una premessa positiva a cui vogliasmo dare tutto il sostegno possibile
Non mancate giovedì mattina!!!

Comitato Antirazzista Milanese – 27 settembre 2010

Lettera dei Reclusi di Gradisca‏

Filed under: General — Tag: , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 2:32 pm  
Appello per chiunque sia nelle vicinanze di Gradisca d'Isonzo: è importante
esere vicini ai reclusi in lotta!
succhi di frutta e acqua sono utili per il proseguo dello sciopero della
fame...
Chi può ne porti al Centro!

13/02/2010

Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire. Ci sono tre minorenni qui dentro, sono Tunisini e hanno 16 anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni? Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti…

Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane. La polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.

Ci trattano come delle bestie. Alcuni operatori [di Connecting People n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.

C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.

Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente. Da due giorni siamo in sciopero della fame, e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.

Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché 6 mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane. Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo perchè non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per 6 mesi della loro vita?

Reclusi del CIE di Gradisca

Punto della situazione e calendario‏

Filed under: General — Tag: , , , , , — Comitato Antirazzista Milanese @ 2:28 pm  

La ripresa degli incontri del comitato, dopo la relativa pausa di agosto, si è concentrata sul ricostruire il quadro della situazione rispetto ai vari campi di intervento e nel cominciare a definire proposte di lavoro e un calendario conseguente.

1) Cooperative

Il licenziamento-rappresaglia di 15 operai alla GLS di Cerro, il cui magazzino è gestito dalla Cooperativa Papavero (ricordate i picchetti e le cariche poliziesche di febbraio?) definisce il piano di iniziativa centrale per le prossime settimane. Tutti i sostenitori delle lotte precedenti (da Origgio a Turate, da Brembio a Settala, da Cerro a Monza) sono chiamati ad uno sforzo unitario per respingere questo violento tentativo di zittire la lotta e imporre così la “normalità” del supersfruttamento e del caporalato con cui viene gestito .
Dai primi incontri con gli operai licenziati e gli operai di altre cooperative, è emersa la ferma volontà di andare fino in fondo in questa battaglia e di lavorare alla costruzione di una forte iniziativa davanti ai cancelli di Cerro, mentre il SI.Cobas si sta occupando della difesa legale.
Si è quindi deciso di lanciare una casa di resistenza per sostenere ed allargare il più possibile la campagna.
Con questa finalità è stata organizzata una prima importante scadenza con il pranzo solidale di domenica 12 settembre. L’intento pratico è quello di dare corpo ad una cassa di resistenza come strumento immediato di difesa collettiva di fronte ad una vera e propria guerra sociale che le forze padronali stanno muovendo contro gli operai. Contemporaneamente rilanciare battaglia fondamentale sulla questione delle cooperative , moltiplicando gli sforzi per sostenere le lotte che si succederanno, ma anche definendo con più chiarezza l’obiettivo politico dello smantellamento del parassitario (e spesso mafioso) sistema di intermediazione rappresentato dalle cooperative che impongono agli operai un regime semi-schiavistico per conto delle committenti multinazionali.

2) Campo rom di viaTriboniano

Dopo le battaglie primaverili che hanno letteralmente incendiato la situazione, le autorità cittadine, dopo essere state costrette a rinunciare allo sgombero fissato per il 30 giugno , hanno cercato di sfruttare la relativa calma nel tentativo di dividere i rom sulla base di proposte differenziate e, allo stesso tempo, alquanto fumose. Sullo sfondo uno scenario internazionale in cui emerge la “soluzione Sarkozy” (una vera e propria deportazione di massa, concertata col governo rumeno) a cui fanno eco, ancor più da destra, le parole di Maroni e Decorato.
Le opzioni avanzate rispetto a Triboniano, tramite la Casa della Carità, sono sostanzialmente due:

1) L’affidamento di una casa comunale per un periodo di tempo determinato con un piccolo contributo istituzionale all’affitto e alle spese di ristrutturazione (da notare che gli appartamenti sarebbero intestati alla Casa della carità e non alle famiglie rom)

2) L’accettazione di una cifra forfettaria di 15.000€ per famiglia in cambio della presentazione di progetti di costruzione in Romania e gestiti attraverso il comune di Milano e quello di riferimento in Romania.
Certamente l’operazione messa in campo da Comune e Casa della Carità ha contribuito non poco a creare confusione e anche una certa divisione rispetto al futuro immediato. Ma le discussioni di questi giorni e l’esperienza ormai decennale ci suggeriscono che, in vista del 15 ottobre (la nuova data prevista per l’inizio dello smantellamento di via Triboniano) le cose siano destinate nuovamente a precipitare. In soldoni: prepariamoci con forza ad affrontare un incrocio decisivo sia per le sorti della comunità più numerosa di Milano, sia per il peso nazionale e internazionale degli avvenimenti che si approssimano.
Come sempre si tratterà di calibrare i passaggi in relazione alla volontà esplicita dei rom di combattere questa ennesima e forse decisiva battaglia.
Ma il percorso che ci separa da questo appuntamento non si reggerà sul vuoto. Le questioni immediate poste sul tappeto sono due
a) L’inizio della scuola dell’8 settembre; oltre 150 bambini sono iscritti alle scuole di zona ma che quest’anno saranno privati del fondamentale supporto rappresentato dai trasporti pubblici. Se sia una scelta politica finalizzata allo sgombero del campo oppure, come si vocifera, di una rinuncia da parte di ATM a cui il comune deve dei soldi per il servizio passato, non è dato al momento saperlo. Resta l’esigenza di denunciare questo ennesimo sopruso. Ed è quello di cui si discuterà nella riunione al campo della prossima settimana, in coincidenza con l’inizio dell’anno scolastico
b) Il processo a “Zavoian” del 7 ottobre, che fa seguito al suo arresto avvenuto durante le barricate di maggio. Per dovere di cronaca segnaliamo che Zavoian, ultrasessantenne, è accusato di lesioni multiple mentre è in possesso di un certificato medico inequivocabile (rilasciato dall’ospedale nonostante le pressioni degli sbirri) in cui si riscontrano fratture dovute a percosse. E
E’ nostra intenzione sostenere Zavoian con una mobilitazione che, come nel caso dei CIE, faccia entrare la voce e la determinazione dei solidali fin dentro le aule dei tribunali

3) La lotta contro i CIE e il sistema carcerario

Anche quest’estate, come e più di quella precedente, è stata costellata di proteste e rivolte in quasi tutti i CIE italiani. Non c’è stata tregua, per i tutori dell’ordine in divisa e per i loro amici che si nascondono sotto le effigi delle organizzazioni umanitarie e caritatevoli (dalla CRI alla Misericordia, passando per una fitta rete di cooperative). Da Gradisca a Bari non si contano ormai più i tentativi di mettere a soqquadro il funzionamento di queste strutture o, ancor meglio, di tentare in maniera sempre meno improvvisata, la fuga verso la “libertà” (per una cronaca esaustiva degli avvenimenti rimandiamo al sito di “macerie” (www.autistici.org/macerie).
Contemporaneamente, anche nelle “carceri ordinarie”, la situazione si è andata surriscaldando per via di un crescente sovraffollamento e conseguentemente di condizioni sempre più insopportabili.
L’attività degli antirazzisti, oltre all’ormai consueto lavoro di collegamento, contro-informazione e presenza solidale, ha cercato quindi di costruire un ponte con la situazione nelle carceri costruendo presidi a Opera, S.Vittore e Cremona, ai quali i detenuti hanno risposto con diverse lettere (ne alleghiamo alcune).
Tornando allo specifico dei CIE, il dato più significativo riguarda una chiara linea di tendenza delle rivolte ad abbandonare la pratica dell’autolesionismo, della ricerca inutile di attirare l’attenzione del mondo democratico sulle proprie condizioni di vita per passare con più decisione a tentare la strada della fuga e costruendo momenti di protesta finalizzati a questo possibile sbocco; molti sono stati ripresi e picchiati a dovere; ma tanti altri ci sono riusciti. Scioperi, rivolte e  fughe che non hanno peraltro mancato di bucare la coesione del nemico, in particolare all’interno delle forze dell’ordine. Cominciano infatti ad emergere forti perplessità sull’efficacia dell’innalzamento a sei mesi del periodo di detenzione, a detta di molti la maggior causa scatenante delle rivolte stesse. Così come comincia a emergere il costo insostenibile dell’intero apparato espulsivo
Insomma sono diversi gli spunti e i suggerimenti che le vicende estive ci consegnano. Proviamo qui a riassumerle anche sulla base delle diverse discussioni svolte in varie sedi
1) La lotta dei detenuti dei CIE sembra fare un salto di qualità e ci impone di metterci all’altezza degli obbiettivi che le lotte all’interno sembrano darsi su tutto il territorio nazionale. La denuncia lascia il posto ad un’azione diretta senza mediazioni né illusioni rispetto all’obiettivo minimo immediato: la libertà!
2) La crisi dell’apparato espulsivo (che non ne riduce certo la violenza) indica la prospettiva di un intervento a tutto campo sui diversi nodi della macchina delle deportazioni e della gestione dei CIE (dagli ospedali spesso costretti all’asservimento ai voleri della Polizia, agli aeroporti, dai consolati collaborazionisti, fino alle organizzazioni pseudo-umanitarie che garantiscono la gestione dei centri. Tutti luoghi dove è possibile e allo stesso tempo necessario intervenire puntando allo stesso tempo, ad allargare la campagna a nuovi settori e nuovi soggetti
3) E’ giunta l’ora di unire la questione CIE a quella delle carceri ordinarie, mettendo al centro della denuncia la radice di classe di queste istituzioni totali e la loro matrice sempre più chiaramente razzista (come dimostra la percentuale spropositata di popolazione immigrata che vi è detenuta). Su queste basi, valorizzando la collaborazione estiva fra diverse strutture e realtà di lotta, si può ragionare sulla possibilità che si costituisca un gruppo di lavoro unitario a livello cittadino capace di rafforzare la capacità d’azione di tutti e ciascuno

4) L’intervento in via Padova e nei quartieri

Il coprifuoco in questo quartiere è rientrato anche a causa delle polemiche e delle mobilitazioni che ha provocato ma forse, soprattutto, dei suoi costi insostenibili. Come abbiamo avuto modo di scrivere in un volantino divulgato ad agosto questa relativa calma non significa affatto che la situazione si è pacificata né che stia volgendo a favore degli abitanti del quartiere.

E’ importante segnalare tra l’altro come la vicenda di via Padova sia tutt’altro che separata da ciò che accade in altri quartieri sotto il segno comune di un binomio inscindibile, quello che lega le logiche speculative dei palazzinari che si arricchiscono sotto le ali protettrici della politica e la repressione statale che si abbatte sulle famiglie proletarie (specie se immigrate) attraverso un susseguirsi ininterrotto di sfratti e di tentativi di estensione del coprifuoco. Questo è lo scenario proposto dalla Milano che va verso Expo-2015

La questione casa diventa quindi terreno fondamentale anche per il nostro intervento diretto in via Padova, cercando di dare continuità al lavoro con che dura ormai da oltre due anni e nella prospettiva di estenderlo, forze permettendo, anche agli altri quartieri caldi della metropoli (S.Siro, Ticinese, Gratosoglio, Niguarda, Chinatown, Corvetto)
Le occasioni non mancano di certo e, grazie ai contatti presi durante le mobilitazioni di quest’anno, siamo chiamati a intervenire a sostegno di diverse famiglie sotto sfratto per morosità, con particolare riferimento allo stabile situato in via Cavezzali 11, già ben noto dal 2005 per l’omicidio di un marocchino (che si rifiutava di sottoporsi al furto di un affitto in nero di 600€ per 15 mq di appartamento) da parte di una guardia privata incaricata di riscuotere “il pizzo” per conto della proprietà. Dopo 5 anni siamo ancora là, solo che sono aumentate le famiglie che non sono più disposte a farsi calpestare o, per meglio dire, che intendono contrapporsi attivamente. Noi, neanche bisogno di dirlo, saremo al loro fianco e invitiamo tutti i solidali a farlo con noi
* Il primo appuntamento è per venerdì 10 settembre alle 8, per un presidio contro lo sfratto di Pina, una donna disabile il cui caso è già stato segnalato più volte sulle cronache cittadine
* Il secondo presidio è già fissato per il 30 settembre, quando ci sarà un nuovo tentativo di sfratto (dopo che siamo riusciti a respingere quello di luglio) di una donna marocchina madre di due bambini (di 9 mesi e 5 anni)

Comitato Antirazzista Milanese – 5 settembre 2010

2010
Mar 
7

prova

Filed under: Generale — Comitato Antirazzista Milanese @ 2:46 pm  

Testimonianze dal lager di Corelli in sciopero della fame e solidarietà agli antirazzisti torinesi

A
Corelli, dopo giorni di sciopero della fame i detenuti e le detenute
cominciano ad essere debilitati ed indeboliti. Ad alcune ragazze del
reparto trans sono state fatte flebo di liquidi; una è stata portata in
ospedale. I detenuti hanno fatto la richiesta per esser pesati e
controllati costantemente da personale medico, come è prassi durante
ogni sciopero della fame, ma questo, nel centro di Corelli,  non
avviene. Tuttavia, nonostante le difficoltà, i reclusi continuano con
determinazione, supportati anche dalla solidarietà degli antirazzisti
che continuamente portano acqua e succhi al centro e mantengono
ininterrottamente i contatti.
Anche a Roma una ventina di
reclusi continua lo sciopero. I gestori portano il cibo e loro lo
rimandano indietro. Alcuni che avevano iniziato autonomamente lo
sciopero qualche giorno prima degli altri oramai sono 10 giorni che non
mangiano e sono molto provati. A differenza che a Milano i reclusi
sembra che siano pesati e monitorati regolarmente ma la nuova
cooperativa subentrata alla Croce Rossa nella gestione del centro non
permette che i solidali portino i succhi e le bevande dall’esterno.
Ciascun recluso ha in dotazione solo un litro d’acqua al giorno diviso
in due bottigliette da mezzo litro, una la mattina ed una la sera. E
solo con questo portano avanti la loro lotta. A Torino intanto lo
sciopero continua a staffetta.
Bologna invece è un caso a
parte. Dopo due giorni che non si avevano più notizie da dentro i
reclusi hanno risposto alle chiamate dei solidali. Lo sciopero si è
interrotto dopo il primo giorno, tranne che per un recluso che continua
il suo sciopero della fame in solitaria e per motivi personali. Il
motivo di questa difficoltà è presto detto: in questo cie  infatti
sembra sia una prassi quella di drogare con tranquillanti il cibo dei
reclusi, al punto tale che ogni volta che li si chiama rispondono del
tutto  intontiti ed addormentati, quale che sia l’ora del giorno in cui
li si senta.
Di seguito riportiamo alcune dichiarazioni raccolte dalle sezioni trans  del cie di Corelli:
“Siamo
in 20 persone che stiamo facendo lo sciopero della fame. In ogni stanza
siamo in 4 persone.  I muri son pieni di muffa le lenzuola  vengono
cambiate una volta alla settimana mentre le coperte non vengono mai
cambiato. Ogni  15 giorni ci danno un bagnoschiuma.  Alla sera dobbiamo
pulire noi la stanza con la scopa e il secchio. Le finestre sono senza
tende così la mattina presto  entra la luce. Noi siamo obbligate a
mettere le coperte sulla finestra per dormire. Il bagno è uno schifo.
E’ molto sporco.  Gli scarichi son tutti intasati, dobbiamo fare per
forza i nostri bisogni in piedi. Alle 8 e mezza di mattina ci portano
un bicchiere di latte e una  brioche. Non possiamo bere le cose calde
se non con la macchinetta a pagamento. Il cibo è molto scadente, ci
portano spesso il tacchino. Noi che abbiamo il silicone non possiamo
mangiare il tacchino. Per questo a molte di noi sono venute
infiammazioni alle protesi ai fianchi al seno nei glutei. Quando
andiamo alla croce rossa  per i nostri problemi di salute ci danno dei
tranquillanti per togliere il dolore, ma  queste gocce ci fanno
addormentare. Quando abbiamo troppo dolore ci danno la tachipirina”.
“Io
mi chiamo […] sono qua da una settimana.  Ho subito iniziato lo
sciopero della fame perché non possiamo stare qua 6 mesi.  Inoltre sono
sieropositiva, avevo da fare gli esami del sangue per valutare quali
medicamenti prendere invece son stata portata qui e mi hanno fatto
saltare la visita. Ho avuto tre giorni la febbre molto alta. Stavo così
male che mi hanno portato in ospedale al policlinico per un blocco
intestinale. Dopo di che mi hanno riportato in Corelli sempre senza le
medicine per l’hiv. Io sono in Italia da nove anni, mi sono ammalata in
Italia e non posso stare qua dentro. Abbiamo bisogno di mantenerci e di
mantenere la nostra famiglia al paese. Noi vogliamo la nostra libertà
perché non abbiamo fatto nulla e ci obbligano a stare qua dentro senza
potere fare nulla. C’è una psicologa che viene dentro una volta alla
settimana, ma tanto alla fine ci danno sempre 30 gocce di Valium o per
dormire e via…poi diventiamo tutte dipendenti”.
“Io
ho avuto un incidente  molto grave fuori da qua. Ero ancora in cura con
la fisioterapia e invece mi hanno presa e portata al cie. Mi ero
fratturata  la scapola sinistra il femore e il ginocchio. Qui spesso la
ferita alla gamba mi si infiamma. Vado in infermeria, mi danno una
crema idratante e basta. Molte di noi sono state prese a Pisa, chi ci
viene a trovare ha diritto a  7 minuti di colloquio dopo  5 ore di
viaggio… È pieno ovunque di scarafaggi e vermi nei water e nella
doccia. La polizia ci maltratta, ci trattano come cani, ci insultano
dicendo che siamo tutti gay, fanno battute sessiste nei nostri
confronti. Quando diciamo cose che non gli vanno bene ci danno
schiaffoni in faccia, per qualunque cosa ci aggrediscono e ci trattano
come se non fossimo come esseri umani, con totale disprezzo. Sappiamo
che una trans a Natale s’è suicidata qua dentro… c’è una ragazza dentro
da quattro mesi che ha visto quello che è successo quando la ragazza si
è suicidata e ora è del tutto fuori di testa, perché una persona
normale non può sopravvivere qua dentro e molti vedono come unica
uscita la morte… Ci sono persone con casi psichiatrici e dobbiamo
vivere tutti assieme in una situazione di conflitto, con diverse
patologie tutti assieme e qua entro siamo costretti a convivere con
malattie diverse, neppure in carcere è così”.
Ed una testimonianza dal reparto donne:
“Mi
chiamo […] vi racconterò la mia storia. Sono arrivata in Italia come
turista perché mi piaceva molto questo paese. L’ultima volta mi ha
fermato la polizia, mi hanno chiesto il permesso di soggiorno. Io
avevo solo il visto come turista ma mi hanno portato in questura dove
son stata 3 giorni e poi in Corelli. Mi hanno presa il 26 gennaio e
avevo in tasca il biglietto dell’aereo per tornare in Brasile il 16
febbraio…beh son ancora qui. Ora dovrò uscire da questo paese come una
criminale, scortata dai poliziotti. Non immaginavo che in Italia
potesse esistere un posto come questo. Mi sento inutile, sto molto
male.  Ci trattano come animali,  e questo è solo l’inizio… dovremo
fare  sei mesi in questo inferno per poi uscire di qua con
un’espulsione per dieci anni.
Chiediamo a tutti che
ci ascoltino che anche se ci dicono clandestini siamo gente di buon
cuore.  Siamo venuti in cerca di una vita migliore.  Stiamo facendo lo
sciopero per fare capire alla gente che siamo esseri umani e abbiamo il
diritto di vivere qua come tutti gli altri e che non ci possono
togliere la libertà. Ci dovrebbero esser altri modi per ottenere questo
pezzo di carta senza passare da questo inferno. È veramente una legge
ingiusta, non so chi l’ha inventata e non vogliamo rispettarla. Per noi
l’unica opzione che abbiamo è lottare”.
(a cura del Comitato antirazzista milanese)  antirazzistimilano@autistici.org
* * *
L’8 marzo a Torino si terrà un presidio in solidarietà con gli antirazzisti torinesi arrestati e con le/i migranti in sciopero della fame nei lager di Stato.
Sempre a Torino, martedì 9 marzo al Palazzo di giustizia si terrà il riesame; ascolta l’intervento di un compagno a radio onda rossa.