Report dell’ultima riunione con calendario di attività
1. La lotta dei sans-papiers
Sono ormai quasi due settimane che gli immigrati, prima a Brescia poi a Milano, hanno dato inizio alla vertenza contro la cosiddetta “sanatoria-truffa” del 2009 aprendo, nei fatti, un possibile fronte di lotta nazionale contro la clandestinità, per la regolarizzazione di tutti i sans-papiers.
La risposta di Maroni è ben rappresentata dalle cariche, dagli arresti e dalle espulsioni di lunedì a Brescia, e dall’assedio attuale assedio ai 5 immigrati sulla gru a cui, in questo momento, non arrivano né cibo, né acqua, né coperte: un chiaro intento di stroncare una lotta che, nel perseguire la propria rivendicazione politica blocca, nei fatti, un cantiere di lavoro con tutti i danni economici che ne conseguono per la proprietà.
Diversa, al momento, appare la situazione a Milano. Se da una parte l’occupazione della torre non produce danni particolari, dall’altra il presidio permanente tende a crescere numericamente (con un buon coinvolgimento degli immigrati del quartiere e non solo) e sta dando vita ad una tendopoli di lotta in espansione che ha finora impedito l’assedio della polizia, creando condizioni più favorevoli affinché l’occupazione della torre possa avere una certa durata.
Come comitato riteniamo che la lotta vada sostenuta con forza, nella prospettiva di una sua ulteriore estensione geografica e di un suo rafforzamento politico, superando le possibili illusioni sull’esistenza di qualche spiraglio di soluzione a livello istituzionale. In particolare poniamo l’esigenza di integrare la piattaforma con rivendicazioni più radicali e classiste quali
a) Mettere esplicitamente in discussione la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini e i pacchetti sicurezza e quindi collocare la battaglia per la regolarizzazione dentro un orizzonte politico di classe ben preciso
b) Battersi apertamente per la chiusura dei CIE (dove tra la’ltro sono stati rinchiusi una dozzina di immigrati rastrellati durante le cariche a Brescia), strumento decisivo delle politiche xenofobe e repressive e, allo stesso tempo, fucina di rivolte permanenti che esigono l’estensione del fronte di solidali che le sostengono
c) Scegliere con chiarezza i propri interlocutori politici. In poche parole guardare apertamente alle altre lotte sul territorio piuttosto che inseguire istituzioni e media per un improbabile supporto alla propria rivendicazione specifica
In questo senso riteniamo che l’assemblea nazionale convocata per domenica 14 novembre alle 11 presso il Presidio Permanente sia un’occasione importante in cui cercare di concentrare le forze e le esperienze maturate, dando particolare importanza alla questione dei CIE, alla battaglia contro il coprifuoco nel quartiere e alla lotta nelle cooperative.
Ci proponiamo infine di rafforzare la tendopoli con uno spazio utile a veicolare questi contenuti, definendo quindi un calendario di presenza stabile al presidio
2. Fronte cooperative
Dopo il picchetto a Lacchiarella del 29 ottobre nell’assemblea domenica scorsa (a cui ha partecipato una folta delegazione campana in rappresentanza della lotta di Terzigno e dei disoccupati organizzati di “banchi nuovi”) è stato definito un calendario per dare seguito ad una battaglia che continua ad estendersi
1) Manifestazione a Nerviano sabato 13 novembre alle ore per dare supporto alla lotta degli operai dell’Alfa-coop (Concentramento ore 14,30 in via Marzorati 15)
2) Manifestazione davanti ai cancelli di Cerro al Lambro (la data verrà comunicata entro domenica) per proseguire la vertenza contro i licenziamenti alla “Papavero”
3) Preparazione di un nuovo sciopero a Lacchiarella dopo la rottura delle trattative con la C.L.O. in seguito al rifiuto di ritirare i tre licenziamenti e ad un chiaro atteggiamento di intimidazione verso i protagonisti della lotta con provvedimenti disciplinari e trasferimenti continui in altre sedi
3. Presidio anti-sfratto in Cavezzali
Si avvicina il 24 novembre, data prefissata per il prossimo tentativo di sfratto in via Cavezzali. Nel frattempo la proprietà ha inviato diverse lettere alle famiglie morose, chiedendo di abbandonare gli appartamenti (minaccia di sfratto) e di richiesta degli arretrati. La mossa appare quanto mai contraddittoria e balzana, anche alla luce di una verifica fatta da alcuni abitanti organizzati che hanno constatato l’assenza di qualsivoglia contratto di affitto. Lo stesso sfratto del 24 non pare eseguibile non essendoci alcuna azione legale verso la famiglia in questione. Ciò non toglie che la data è maturata durante uno dei tentativi di sfratto precedenti e che, coi tempi che corrono, non va affatto sottovaluta la possibilità di un’azione poliziesca finalizzata a stroncare sul nascere qualunque volontà di resistenza organizzata.
Diamo quindi appuntamento a tutti i solidali per mercoledì 24 novembre a partire dalle 8,30 in via Cavezzali 11 (zona via Padova – bus 56 da Loreto)
4. Lo sgombero di Triboniano
La situazione appare estremamente confusa. Da una parte la Casa della carità e l’associazionismo di sinistra si prodigano in fumosi tentativi di approdare ad una qualche soluzione concordata. Dall’altra le istituzioni, che hanno bloccato l’assegnazione di alloggi popolari, continuano a minacciare improbabili sgomberi definitivi a breve termine.
Questo non significa però abbassare la guardia, anzi. E a ricordarcelo arriva una nuova ondata di lettere di sfratto, a cui gli abitanti del campo hanno fatto opposizione legale.
Di altro tenore appare invece l’ondata di persecuzione contro i cosiddetti insediamenti abusivi di cui uno si trova proprio a fianco del campo regolare di via Triboniano, costantemente devastati dalle ruspe e dalle forze dell’ordine (fra cui si distinguono i soldati della Moratti) che non danno tregua alle famiglie rom. Intanto l’arrivo imminente del gelido inverno milanese impone che la denuncia si trasformi in ricerca attiva di una soluzione abitativa…
5. La polizia spara. Per uccidere
Il clima costruito dai cosiddetti “pacchetti-sicurezza” ha portato nelle strade delle nostre città coprifuochi, caroselli di pattuglie di polizia e carabinieri, controlli asfissianti verso la popolazione
immigrata, retate nei quartieri, militari, vigili urbani trasformati in polizia locale, e nuove forme di controllo sociale esercitate dalle più varie formazioni di ronde.
Può accadere così che un’infrazione da parte di qualcuno, una trasgressione all’alt, un’idea di solo sfuggire ad un controllo, magari perchè “clandestini” o chissà per quale altra banale ragione,
stimoli all’omicidio uno di questi “sceriffi”.
Sabato 6 novembre è toccato a milano a due ragazzi. Sei colpi, sparati contro l’auto che ripartiva dopo avere accostato; si dirà “alle gomme”, ma ad essere trafitta è la schiena d’un giovane d’origine ivoriana che sedeva accanto alla guida. Solo pochi centimetri hanno fatto la differenza tra la vita e la morte, e, in perfetta linea con la prassi abituale, in carcere finisce l’autore della trasgressione, mentre chi ha tentato di uccidere passa come vittima della situazione.
La semplice, anonima, descrizione del fatto, basterebbe a far riflettere sul clima che si respira. ma c’è di più.
il giovane ferito è Lacine, un giovane che solo qualche anno fa neppure sospettava dell’esistenza dei lager che sorgono ai bordi delle nostre città. Eppure ci finì lui, proprio lui che risiedeva da anni in questo paese, ne frequentava le scuole, ma che fu trovato in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno. Così fu condotto in via Corelli. Lì sperimentò sulla propria pelle il sapore del “cibo”, l’ignobiltà della condizione, fino alla rivolta dell’agosto 2008. Poi il processo, la condanna, il carcere, i domiciliari, ma anche la solidarietà. e con essa, la socialità di via Savona e via Giannone. Insomma, un compagno incontrato sulla strada, maturato nell’esperienza viva della lotta e della solidarietà attiva che l’ha accompagnata. ora è fuori pericolo e certo continuerà a combattere.
Comitato Antirazzista Milanese – 13 novembre 2010